“Dal 18 Febbraio al 9 Marzo, alla Saletta Campolmi di Prato, Accaventiquattro Arte presenta la mostra conclusiva di un progetto che, nel corso degli ultimi mesi, ha messo in relazione lo sguardo trasversale dell’arte contemporanea con alcune particolarità del distretto industriale pratese.
Accaventiquattro Arte invita i soci (e non) di ASTRI alla mostra; ingresso gratuito e visitabile dal mercoledì al venerdì dalle 16 alle 19 o su appuntamento in altri giorni e orari previo contatto con telefono: 3209627345 e con mail: accaventiquattrogallery@gmail.com
L’associazione ha coinvolto l’artista Marcello Spada e il curatore Gabriele Tosi in una libera interpretazione di circa 6 quintali di cascame, perlopiù cashmere. Questa preziosa materia prima seconda costituisce un caso d’incertezza normativo, minando le virtuose economie circolari ante litteram del distretto industriale pratese.
Alla mostra alla Saletta Campolmi – Accaventiquattro Arte – sarà presente una pubblicazione che si avvale del contributo testuale di Astri e approfondisce aspetti legali e burocratici legati al tema.“
I sottoprodotti tessili non sono rifiuti
testo di ASTRI, Associazione Tessile Riciclato Italiana
“Tutto ciò che può essere riutilizzato all’interno di un ciclo produttivo non è rifiuto”. Una frase banale e scontata secondo la maggior parte degli auditori, ma con un fortissimo significato etico, e portatrice di un valore economico straordinariamente vantaggioso per il nostro Paese.
Questa frase racchiude a pieno quello che è il pensiero primo di ASTRI, associazione nata nel 2017 a Prato, per la tutela del tessile riciclato e delle aziende che ne fanno parte. Definirla fornendo la più chiara e semplice definizione che le parole stesse descrivono non sarebbe sufficiente, perciò partiamo dall’origine stessa dell’associazione: Astri ha preso vita grazie alla volontà di alcuni imprenditori del settore, che hanno fatto del riciclato e della sostenibilità i loro punti di forza; vi hanno aderito ad oggi oltre 200 aziende, da lavoranti a passatori, da vecchi cenciaioli a commercianti di materie prime, ma anche filature, tintorie, rifinizioni e lanifici.
[…]
Grazie a tutti gli sforzi sopra descritti sarebbe bello riuscire a non trattare come rifiuto troppi indumenti usati, e riuscire quindi a rigenerarli, evitando un fortissimo spreco di materia prima seconda, ed un enorme danno ambientale.
Nel nostro distretto costituisce normalissima pratica industriale riutilizzare residui delle lavorazioni del processo tessile, sia esso all’interno dello stesso ciclo o in cicli affini. Sappiamo che i materiali tipici del settore tessile che storicamente hanno trovato reimpiego nella filiera sono disparati, ed anche che esistono delle linee guida identificate e descritte con una lista poco esaustiva di sottoprodotti utilizzati nel distretto.
Esiste un quadro normativo (art. 184 bis, D.Lgs 152/06 e il successivo D.M. 264/16) che tutela tale processo e che dovrebbe aiutarci nella loro categorizzazione, ma che se in prima battuta rappresenta un’ottima opportunità, in seconda solleva diverse criticità, come quelle accennate in precedenza. Le imprese del distretto, per lo più micro e piccole imprese, non sono strutturate per gestire procedure amministrative particolarmente complesse che, se implementate, porterebbero di fatto ad una lievitazione dei costi di gestione, rendendo quindi non più appetibile il mercato dei sottoprodotti. In tal modo arriveremo a compromettere, a dispetto dell’obiettivo normativo, il beneficio ambientale rappresentato dalla loro reimmissione nei cicli produttivi, rischiando quindi effetti controproducenti sullo storico processo di recupero del distretto.
Riassumendo, e citando le parole del presidente di Astri Fabrizio Tesi: “Ci battiamo affinché le istituzioni riconoscano il modello virtuoso di Prato, e per rendere più chiaro e definito il confine tra il vero rifiuto e la reale materia prima seconda”.