ASTRINews – L’economia circolare rallenta in Italia

 

ASTRINews – L’economia circolare rallenta in Italia

L’economia circolare rallenta in Italia – Il nostro Paese è primo in Europa per riciclo dei materiali, ma si registra un generale peggioramento dell’indice globale di circolarità dell’economia.

L’articolo di Repubblica:

Ogni anno bruciamo oltre 100 miliardi di tonnellate di materiali come minerali, metalli, fossili e biomasse. Un numero quanto mai spropositato in confronto al 1950, quando il consumo globale si attestava a 12 miliardi di tonnellate. Una crescita che, se dovesse restare costante, ci porterebbe a sfiorare nel 2050 una cifra insostenibile: 170-180 miliardi di tonnellate di materiali l’anno. Insomma, servirebbe un pianeta di scorta.

Ecco perché la sovranità degli Stati si gioca anche sul terreno della conquista delle materie prime. Queste, distribuite in maniera diseguale sulla Terra, sanciscono rapporti di dipendenza e instabilità politiche tutt’ora persistenti. Litio, cobalto, fosforo, bauxite: sono i materiali in cima alla lista stilata ogni anno dalla Commissione europea che individua le “materie prime critiche” a rischio di approvvigionamento. Queste risorse sono essenziali per la transizione energetica e digitale, per la mobilità elettrica, per la difesa, indispensabili quindi per le nostre economie le quali, per reggere, non possono che passare da un modello lineare a uno circolare.

Italia, prima in Europa per riciclo dei materiali

Dal rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzata dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea, emerge una buona notizia: il nostro Paese, da sempre povero di materie prime, è leader in Europa per riutilizzo dei materiali. Il tasso di utilizzo circolare nel 2021, quindi il rapporto tra materiali da riutilizzo sul totale di quelli consumati, si attesta al 18,4%, superando la media Ue del 11,7%. Tuttavia, l’Italia ricicla meno rispetto a qualche anno fa: nel 2020 il tasso raggiungeva il 20,6% e l’anno prima il 19,5%. Allargando il campo, si registra un generale peggioramento dell’indice globale di circolarità dell’economia. Nel 2018 la percentuale era al 9,1%. Nel 2023, secondo il Circularity Gap Report, potrebbe scendere al 7,3%. Ma cosa possono fare i consumatori?

Greenwashing e consumatori consapevoli

Consapevolizzare i consumatori e tutelarli dal greenwashing. Con questo obiettivo la Commissione europea ha presentato nel 2022, nel contesto del Piano d’azione per l’economia circolare, la Direttiva sulla responsabilizzazione dei consumatori e nel 2023 quella per le Green Claims (le dichiarazioni green riportate sulle etichette) per contrastare le pubblicità che contengono informazioni ambientali non provate o ingannevoli.

Il comportamento del consumatore è infatti il perno dell’economia circolare, sia in fase di fine vita del prodotto che in fase d’acquisto. Tuttavia, le abitudini circolari sono ancora poco diffuse: l’Agenda del consumatore diffusa dall’Ue nel 2020 evidenzia che non c’è una forte propensione al riutilizzo e all’acquisto di prodotti usati. Molti consumatori non hanno alcuna esperienza di noleggio o leasing. C’è però un’attenzione maggiore sul riciclo. Ma i consumatori sono correttamente informati sulla durata e sulla riparabilità dei prodotti? Secondo l’indagine la risposta è negativa. I mercati per prodotti usati o da noleggiare inoltre non sono così diffusi.

Italiani, scelte di consumo circolari

Un’indagine condotta dal Cen e Legacoop, in collaborazione con Ipsos, fotografa significativi cambiamenti circa le abitudini di acquisto degli italiani: l’82% ha intenzione di comprare in futuro un prodotto usato, il 64% di noleggiarlo, il 52% di ricorrere allo sharing e il 55% al leasing. Anche se sette italiani su dieci sono convinti che l’acquisto dell’usato comporti benefici ambientali è significativo che il 31% ha difficoltà a trovare questi prodotti, il 36% li considera meno affidabili e il 46% meno duraturi.

Gli intervistati non hanno dubbi: la maggioranza (83-86%) sostiene che occorra introdurre iniziative volte a incentivare scelte circolari. Riduzione di prezzo, sconti e promozioni, maggiori informazioni sull’affidabilità, incentivi economici, diffusione delle vendite online, campagne informative, adozione di sistemi di certificazione. Occorre partire da qui per cambiare paradigma di consumo.