Tessili, la nuova proposta europea congela l’Epr italiana Ma ASTRI vuole dimostrare le potenzialità del distretto

“Tessili, la nuova proposta europea congela l’Epr italiana”
Ma ASTRI vuole dimostrare le potenzialità del distretto

ASTRI sa quanto la conoscenza pratese abbia da offrire.

Il distretto pratese ha dimostrato innumerevoli volte di essere un esempio di attività virtuosa, capace di fare da nave scuola per tutti coloro che desiderano apprendere dalle sue buone pratiche. Il nostro modo di fare riciclo, in particolare, è superiore alle aspettative europee e possiamo mostrarlo concretamente.

Prato è fatta di esperti, appassionati e innovatori che hanno unito le forze per sviluppare soluzioni sostenibili e all’avanguardia nel campo del riciclo. Il nostro approccio è basato sulla conoscenza approfondita, ma con un tocco distintivo che deriva dall’esperienza e dalla competenza del distretto pratese.

Siamo pronti a fare la differenza e a dimostrare che la conoscenza pratese può rappresentare un punto di riferimento per l’Europa. La nostra esperienza nel settore del riciclo ci ha reso leader nel campo, e capaci di dimostrare che le nostre pratiche superano le aspettative europee.

Desideriamo creare un futuro sostenibile, in cui il riciclo diventi una pratica quotidiana e fondamentale. Siamo pronti a condividere le nostre conoscenze, a lavorare in collaborazione e a dimostrare che l’Europa può contare su di noi.

L’articolo de Il Sole 24 ore:

Si punta a un regime di tariffe obbligatorie e armonizzate in tutti Paesi. In Italia già pronti a partire i consorzi per il riciclo tessile, ma la normativa è in stand-by.

Non è ufficiale, ma la sensazione è che il sistema italiano di responsabilità estesa del produttore (Epr) nel settore tessile rimarrà nel congelatore. Lo scorso 5 luglio la Commissione europea ha infatti pubblicato i suoi piani per la revisione della direttiva quadro sui rifiuti, che comprende i tessili, con la proposta di istituire dei sistemi Epr obbligatori e armonizzati per tutti i Paesi Ue, con tariffe che varieranno in base al livello di inquinamento causato. L’obiettivo è quello di finanziare, tramite i contributi versati, gli investimenti in sistemi di raccolta, cernita, riutilizzo e riciclaggio, anche in relazione all’obbligo di raccolta differenziata del tessile che la direttiva 2018/851/Ue fissa al 2025 e che l’Italia ha anticipato, facendola entrare in vigore dal 1° gennaio 2022. Si punta anche a incoraggiare la ricerca e sviluppo di tecnologie per la circolarità del settore, come il riciclaggio da fibra a fibra, e frenare l’esportazione di rifiuti tessili camuffati da materiali riutilizzabili verso Paesi non attrezzati per gestirli. I tempi sono però lunghi – la proposta deve essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria–, e si inframezzano alle elezioni europee, previste fra meno di 11 mesi.

La situazione italiana

E l’Italia? La filiera del riutilizzo si è conquistata negli anni il suo spazio, con un sistema di raccolta differenziata che deve crescere, ma esiste – secondo gli ultimi dati Ispra nel 2021 si attesta a 154.200 tonnellate, a fronte di una produzione, secondo stime di Ecocerved, di 480mila tonnellate. La filiera del riciclo, che ha come punti cardine l’ecoprogettazione e l’innovazione tecnologica capace di trasformare il flusso del post consumo in nuova materia prima, è invece tutta da costruire. Per farlo, il Mase aveva avviato nel febbraio scorso uno schema di decreto per istituire l’Epr di prodotti tessili di abbigliamento, calzature, accessori, pelletteria e tessili per la casa, coinvolgendo direttamente produttori, distributori, gestori del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, cooperative e onlus, prefigurando l’istituzione di un centro di coordinamento, il Corit. Una bozza da cui sono emerse diverse criticità in merito alle modalità di raccolta e al ruolo dei soggetti interessati che hanno portato a una revisione del provvedimento, ancora mai approdata sul tavolo degli attori della filiera.

Sull’onda dell’obbligo di raccolta differenziata, in un anno e mezzo sono nati vari consorzi: Re.Crea, coordinato dalla Camera nazionale della moda; Ecotessili, Cobat Tessile, Retex.Green, lanciato da Sistema moda italia (Smi) per citarne alcuni. Tutti sono in attesa del decreto che renda operativo il sistema. Se non mettere a punto l’Epr, Smi ritiene importante che Mase e Mimit riprendano a brevissimo le consultazioni, per definire una posizione unitaria italiana sul tema, da spendere a livello comunitario.”

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