ASTRINews – Povertà, acqua, ambiente: il ritardo dell’Italia sullo sviluppo sostenibile
Nel nostro Paese miglioramenti solo per 8 dei 17 Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per 3 la situazione è stabile, per 6 è addirittura peggiorata. Il direttore di ASviS Giovannini: «Il nostro Paese non ha imboccato in modo convinto la strada dello sviluppo sostenibile»
L’articolo di Corriere della Sera:
A metà del percorso verso l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Italia mostra forti ritardi e rischia di non rispettare gli impegni assunti nel 2015 in sede Onu.
È quanto emerge dall’ottavo rapporto «L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile», realizzato dall’ASviS e presentato giovedì mattina a Roma.
In base al rapporto, per otto dei 17 Sustainable Development Goals dell’Onu si registrano contenuti miglioramenti rispetto all’anno di riferimento 2010, per tre la situazione è stabile e per sei è addirittura peggiorata. I ritardi accumulati, secondo l’Asvis, potrebbero essere in parte recuperati, ma bisogna attuare con urgenza e incisività una serie di interventi e di riforme, come peraltro l’Italia si è impegnata a fare nel corso del Summit Onu del 18-19 settembre scorso.
L’Italia poco determinata
«Il rapporto di quest’anno, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano da quando è stata sottoscritta l’Agenda 2030, mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità», commenta il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini.
Gli indicatori
Gli indicatori elaborati dall’ASviS per l’Italia mostrano peggioramenti per la povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sociosanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (Goal 14 e 15), la governance (Goal 16) e la partnership (Goal 17), una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11), mentre per gli altri otto Goal i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni, eccetto che per la salute (Goal 3) e l’economia circolare (Goal 12), per i quali l’aumento è leggermente superiore. In termini di disuguaglianze territoriali, sui 14 Goal per cui sono disponibili dati regionali solo per due (Goal 10 e 16) si evidenzia una loro riduzione, per tre (2, 9 e 12) una stabilità e per i restanti nove un aumento, in totale contraddizione con il principio chiave dell’Agenda 2030 di non lasciare nessuno indietro. «Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private», sostiene il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini.